Salbertrand è nominato per la prima volta, come “Sala Bertani”, sul diploma imperiale di Ottone III datato 31 luglio 1001. Il nome ricompare trasformato in “Salabertani”, il 9 luglio 1029 sull’atto con il quale il marchese di Torino, Olderico Manfredi, e sua moglie, Berta d’Este, effettuano donazioni a favore dell’abbazia benedettina di San Giusto in Susa.
A partire dalla seconda metà dell’XI secolo, Salbertrand fa parte del Delfinato e poi del Regno di Francia, insieme agli altri paesi dell’Alta Valle di Susa a monte di Gravere. Con la firma del trattato di Utrecht, nell’anno 1713 le terre del Delfinato, al di qua dello spartiacque alpino, vengono cedute ai Savoia.
Una battaglia combattuta a Salbertrand il 3 settembre 1689 contro i francesi, permise ai seguaci di Valdo, al rientro dal loro esilio in Svizzera, di proseguire verso le native valli del Chisone e del Pellice. Questo avvenimento – il più importante della cosiddetta “Glorieuse Rentrée” – è ricordato sulla targa che, a cura del Comune e della Società di Studi Valdesi, venne posta sul luogo della battaglia nella ricorrenza del terzo centenario.
La chiesa parrocchiale, dedicata a San Giovanni Battista, la si trova già citata nell’anno 1057, sull’atto col quale il marchese Oddone di Savoia e la contessa Adelaide di Susa, sua moglie, ne facevano dono alla novella Prevostura di Oulx. Per la sua complessa architettura e per i magnifici affreschi datati ai primi anni del XVI secolo, è definita dal Savi: “La chiesa artisticamente più ricca e più completa di tutta l’Alta Valle di Susa“.
Nel concentrico si possono ammirare due imponenti fontane di pietra che riportano le date di posa:
- anno 1524, sulla fontana a vasca rettangolare sita a metà borgo e molto apprezzata per i fregi dell’epoca;
- anno 1525, sulla fontana a vasca ottagonale sita in Piazza San Rocco.
Le caratteristiche borgate che circondano il capoluogo sono un esempio ben conservato di architettura montana altovalsusina.
Nell’ambito dell’Ecomuseo Colombano Romean, il mulino idraulico insieme alla calcara, alla carbonaia e ad un antico forno a legna testimoniano il laborioso passato della comunità salbertrandese.